Rezension über:

Luca Castagnoli / Paola Ceccarelli (eds.): Greek Memories. Theories and Practices, Cambridge: Cambridge University Press 2019, X + 433 S., ISBN 978-1-108-47172-5, GBP 90,00
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Rezension von:
Luisa Prandi
Dipartimento Culture e Civiltà, Università degli Studi di Verona
Redaktionelle Betreuung:
Matthias Haake
Empfohlene Zitierweise:
Luisa Prandi: Rezension von: Luca Castagnoli / Paola Ceccarelli (eds.): Greek Memories. Theories and Practices, Cambridge: Cambridge University Press 2019, in: sehepunkte 19 (2019), Nr. 9 [15.09.2019], URL: https://www.sehepunkte.de
/2019/09/32847.html


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Luca Castagnoli / Paola Ceccarelli (eds.): Greek Memories

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Il volume appare elegantemente confezionato dal punto di vista editoriale, come è nella tradizione di Cambridge, ed è molto ambizioso negli obiettivi, sia per l'arco cronologico sia per la varietà di generi letterari considerati: ["The aim of this volume is to examine the emergence and development of some central ideas and themes underlying the theories and practices of memory in the Greek world, from the archaic period to late antiquity, across a number of literary genres, through a selection of case studies highlighting both shared traits and specificities." (5)]. Un'ampia introduzione, scritta dai curatori, si propone di evidenziare i temi e le idee centrali e si conclude con l'utile sforzo di presentare il ruolo e i possibili legami fra i 16 contributi che lo compongono (39-47).

Come sovente accade alle opere multi-autore, si potrebbero lamentare delle lacune o un'oggettiva sproporzione numerica a sfavore dell'età ellenistica e imperiale. Si potrebbe anche rilevare che i memory studies condividono con altre tematiche frequentate in questi tempi il rischio di presentare come risultati significativi, o come acquisizioni importanti, quelle che sono constatazioni a volte banali ed ovvie, e che questo volume non ne è immune. Risulta invece più proficuo soffermarsi sul fatto che nella raccolta compaiono saggi non del tutto pertinenti al tema ed altri che, comunque, non sono portatori di elementi o proposte costruttivi. Spiace che questo accada nel caso di generi letterari significativi, come la tragedia e la commedia: P. Ceccarelli propone alcuni casi di studio, che rimangono però privi di una conclusione d'insieme, e S. Milanezi confeziona un testo di piacevole lettura, che però non chiarisce adeguatamente la sua idea di memoria comica e non la connette al tema generale. La storiografia è un ambito in cui la memoria è categoria importante, come le voci più significative del mondo greco notoriamente hanno affermato. Delude quindi l'intervento dedicato a questo genere da C. Darbo-Peschanski, che si sofferma ancora senza necessità sul tema arcinoto della componente giudiziaria e propone due tesi a effetto non dimostrate: che kleos sia assente dalla storiografia e che la memoria sia una categoria debole. In realtà, se si tiene presente soltanto l'occorrenza di un dato termine nel lessico di un autore, si rischia di perdere di vista il contenuto. In Erodoto, e ancor di più in Polibio, il tema della gloria è connaturato e pervasivo. Erodoto e Tucidide, che peraltro di mneme parla, sfruttano ciò che il testimone sa e dice (e quindi ricorda) come base di partenza per la propria ricostruzione storica.

Il proposito dei curatori di prendere in considerazione tanto la teoria quanto la pratica, e soprattutto di contestualizzarle, richiedeva probabilmente maggiore costanza. Ad esempio, gli aspetti e le manifestazioni religiose connessi alle figure di Mnemosyne e delle Muse non possono prescindere dall'attenzione alla cronologia, perché in età postclassica le iniziative cultuali dei Greci erano sovente debitrici di sudditanze politiche che poco dipendevano dalle tradizionali convinzioni di una comunità. In questa prospettiva, il suggestivo caso degli altari di Teo dedicati anche a Mneme, brevemente riepilogato nell'Introduzione (31-33) e non più ripreso, avrebbe meritato una trattazione specifica che facesse emergere le caratteristiche dei contesti di inizio V e di fine III secolo a C. della documentazione epigrafica a noi pervenuta. È inoltre un dato di fatto che spesso gli uomini hanno richiamato le vicende del passato in modo selettivo, a scopi propagandistici contingenti. L'obiettivo di approfondire il tema della memoria, e delle memorie, non dovrebbe prescindere dalla consapevolezza che espressioni come intentional history o memory, attuali oggi, alludono a realtà non del tutto diverse da propaganda. Perciò tale obiettivo potrebbe essere meglio raggiunto dedicando significativo spazio a questo tema, che è trasversale a tutte le epoche e i generi letterari. Positiva eccezione, in tal senso e non solo, è il contributo di M. Canevaro sull'oratoria ateniese, che ha presenti scelte teoriche e prassi del riferimento al passato in un ben preciso contesto ed offre un quadro del rapporto fra discorso politico e pubblico di Atene.

D'altra parte anche la trattazione di spunti letterari troppo circoscritti accresce il rischio di perdere di vista i collegamenti con fenomeni più generali. Rilevare un'eco di Saffo in Platone (A. Capra); soffermarsi sul topos della smemoratezza di Socrate (Y. Wygoda), che peraltro è troppo finalizzata al rapporto con i suoi interlocutori per risultare più che un espediente; tornare sull'Idillio 18 di Teocrito (C. Calame), che è opera non sufficientemente emblematica della cultura della memoria in età ellenistica; proporre un collegamento (assai speculative) fra la memoria degli animali in Eliano e la politica di Caracalla riguardo alla morte di Geta (S. D. Smith), sono tentativi stimolanti in se stessi, ma non apportano reali elementi al quadro generale che il volume vorrebbe delineare. Una via migliore in tal senso è di fatto indicata dal contributo di P. Agócs, che appare per molti versi centrale: pur dedicato ad un aspetto squisitamente formale come la metafora delle wax tablets of the minds nella poesia arcaico-classica, esso individua un tema pertinente e lo tratta in maniera interessante ed utile.

Quasi metà dei capitoli ha connotazioni e contenuti esplicitamente filosofici. Si tratta evidentemente di una scelta dei curatori, che non è criticabile in se stessa ma che di fatto, rispetto ai propositi citati all'inizio, limita le analisi ad un osservatorio disciplinare a svantaggio degli altri. Merita segnalazione, oltre al contributo di M. M. Sassi, che conclude la raccolta tracciando un percorso diacronico utile sull'attenzione prestata dalla riflessione filosofica alla memoria positiva, il capitolo di L. Castagnoli (per quanto di non agevole lettura per il fitto uso di sigle, e di simboli matematici, non necessari): esso ha il merito di valorizzare la riflessione di Aristotele sulle capacità della memoria e soprattutto il ragionamento con cui egli la vincola al passato; la sua scelta razionale andava così ad incidere in una tradizione religioso/culturale in cui Mnemosyne e le Muse avevano conoscenza anche di presente e futuro.

La lettura e l'orientamento all'interno del volume è facilitata dalla scelta di suddividere gli articoli in paragrafi dotati di titolo, nonché da un buon indice dei passi citati. Va riconosciuto che, singolarmente considerati, molti dei capitoli offrono materia di riflessione come anche di deduzioni alternative a quelle proposte dagli autori. Forse sono meno presenti in questa raccolta le tematiche più strettamente storiche, sul piano degli argomenti scelti e dell'attenzione prestata ai contesti; le ripercussioni si notano anche sulla scelta di non proporre delle considerazioni finali a proposito degli spunti più significativi maturati dal confronto fra gli studiosi che vi hanno collaborato.

Luisa Prandi