Il libro di Pietro Vannicelli, che contiene un importante commento, frutto di un lavoro di ricerca decennale, e un nuovo puntuale testo critico curato da Aldo Corcella, giunge a completare la serie dei 'Valla' che gran parte degli studiosi erodotei esibisce sulla propria scrivania come punto di riferimento imprescindibile per lo studio delle Storie. La traduzione proposta è quella curata a suo tempo da Giuseppe Nenci († 1999), rivista tuttavia da parte di Corcella e Vannicelli in alcuni passaggi in ragione delle scelte ecdotiche compiute nel testo e delle proposte esegetiche formulate nel commento. Come negli altri volumi della stessa serie, il testo erodoteo è preceduto da una dettagliata introduzione, un'ampia e aggiornata bibliografia, un agile sommario del testo erodoteo per singoli capitoli o gruppi di capitoli, un ricco apparato cartografico e una dettagliata nota al testo.
Il commento (e l'introduzione) forniscono soprattutto una mappa problematica di questioni interpretative ampiamente discusse dalla ricerca e ancora cruciali nel dibattito scientifico sull'opera erodotea e sulle tradizioni storiche greche tra il tardo arcaismo e il V secolo. In questo modo si rende ragione della molteplicità di problemi posti dal testo erodoteo: dalla tradizione manoscritta a quella storiografica, dal rapporto con altre fonti letterarie o documentali di natura non storiografica come iscrizioni e monumenti a problemi di natura cronologica e cronografica. Debita attenzione viene prestata anche ad altri temi quali: l'articolazione erodotea dello spatium historicum; le dinamiche complesse della tradizione orale; il diversificato e combinato uso erodoteo di fonti greche, microasiatiche e persiane; il rapporto tra creatività autoriale e ricezione di storie orali già dotate di una certa configurazione narrativa. Il commento ha l'aspetto di un ragionamento continuo sul testo erodoteo, rispetto al quale si sviluppa in maniera coerente e equilibrata, evitando ad esempio lo sbilanciamento che spesso vede la battaglia delle Termopili come fulcro del racconto e dunque oggetto di un commento molto più particolareggiato che non le altre porzioni del testo. La scelta di non concentrare l'attenzione sull'evento militare in sé è dimostrata del resto dal titolo del volume, per nulla scontato, incentrato sulle figure di Serse e Leonida, anziché sulla battaglia. Oggetto di considerazioni particolarmente approfondite sono ad esempio la composizione dell'armata di Serse o l'articolato ventaglio delle reazioni delle comunità greche di fronte all'invasione persiana. In questi casi Vannicelli offre una preziosa insight su due aspetti fondamentali del racconto erodoteo sulle Guerre Persiane che il VII libro forse più di altri permette di mettere a fuoco. Il primo aspetto è la conoscenza profonda da parte di Erodoto del mondo persiano, anche e soprattutto per il tramite delle élites microasiatiche, imprescindibili in quanto sia fonte di informazioni sia referenti in termini di "orizzonte di interesse del pubblico" con cui Erodoto si misura (xxxii). Il secondo aspetto è il dinamico rapporto intrattenuto da Erodoto con le tradizioni locali delle varie comunità greche impegnate nella guerra contro Serse e poi protagoniste degli sviluppi politico-militari intragreci della Pentecontetia.
Limiterò le mie considerazioni all'introduzione, sia perché essa fornisce le coordinate generali cui poi le note di commento puntuali ai vari capitoli si richiamano, sia perché essa discute con sinteticità ed esaustività assieme aspetti contenutistici e metodologici cruciali per la comprensione non solo del VII libro, ma delle Storie nel complesso. L'introduzione è divisa in 6 sezioni. Nella prima (1. Un nuovo inizio) l'autore presenta la parte introduttiva (capp. 1-19) e il secondo proemio dei capp. 20-21 come una porzione del testo delle Storie fondamentale per comprendere la ricerca erodotea sull'espansionismo persiano e la consapevolezza autoriale del proprio intento (cfr. anche 327-28). La stessa funzione di illuminare la consapevolezza erodotea dell'unità della propria opera (senza che ciò impedisca di riconoscere elementi di discontinuità e disorganicità nella sua composizione) svolge la seconda sezione (2. La struttura narrativa), dove è proposto un quadro chiaro, quasi geometrico, di simmetrie e parallelismi, rimandi e richiami, sospensioni e riprese all'interno della narrazione. La terza sezione (3. 'Di ogni cosa bisogna vedere la fine') discute la visione storiografica complessiva di Erodoto, rispetto alla quale occorre considerare non solo il racconto del VII libro, ma evidentemente anche quello delle Guerre Persiane nel complesso. Vannicelli mette in luce il fatto fondamentale per cui nonostante i riferimenti espliciti a eventi della Pentecontetia nelle Storie siano pochi (proprio il VII libro contiene il riferimento sicuro al fatto più recente, del 430), Erodoto esprime piena coscienza dell'unità del periodo storico che va dall' 'inizio dei mali', cioè la rivolta ionica (άρχή κακών: Hdt. V 97, 3), allo scoppio della Guerra del Peloponneso di cui è testimone. Ci si sarebbe attesi qui, forse, almeno un cenno alle recenti proposte di abbassamento della datazione delle Storie alla pace di Nicia (Luraghi), o alla fine della Guerra del Peloponneso (Irwin); è notevole in ogni caso la coerenza con cui l'autore, qui e passim nel commento, cerchi di restituire un Erodoto in context, immerso nello svolgimento e nella configurazione della sua historie in un determinato contesto storico. La quarta sezione (4. Strategie della narrazione) passa sinteticamente in rassegna le diverse forme del racconto cui Erodoto dà voce e rispetto alle quali mostra gradi diversi di creatività autoriale (discorsi, dialoghi e dibattiti; descrizioni geografiche e periegetiche; cataloghi militari; aneddotti e storie di contenuto vario, spesso di matrice iconatrofica). Su questa base Vannicelli introduce le due macro-tipologie di materiali su cui Erodoto costruisce la propria narrazione: fonti scritte e informazioni già codificate, ma anche e soprattutto un bacino di storie orali in continua trasformazione, di matrice locale, più o meno configurate narrativamente. Nella quinta sezione (5. 'Temi e protagonisti') ci si poteva aspettare una discussione del protagonismo di Serse e Leonida, figure epiche e tragiche assieme, che ad esempio riservasse qualche considerazione alla 'personalizzazione' del racconto degli eventi militari come caratteristica tipica della tradizione orale. Peraltro questa quinta sezione fornisce una chiave di lettura fondamentale per la comprensione del racconto erodoteo delle Guerre Persiane in generale. Vale a dire non solo l'esistenza di un doppio piano dell'azione, divino e umano, ma soprattutto la cooperazione tra "meccanismi decisionali, ruolo del divino e forma politica" (xxvi). Tale considerazione sintetizza infatti l'intreccio a partire dal quale, in società orali e semi-orali come le comunità greche della Pentecontetia, si sono evidentemente originati i racconti sulle Guerre Persiane poi recepiti da Erodoto, nei quali hanno un ruolo fondamentale i responsi oracolari, le profezie di indovini, le epifanie divine in battaglia: vd. in questo libro, e.g., nei capp. 138-144, la storia dell'evacuazione e distruzione di Atene che include il famoso 'oracolo del muro di legno'. Il che apre evidentemente la strada a riflessioni ulteriori sul contesto e le modalità genetiche dei testi oracolari riferiti da Erodoto, nonché il loro rapporto con le 'storie' cui appartengono (compresa, appunto, quella che a mio avviso deve essere considerata la storia oracolare dell'evacuazione di Atene, su cui Vannicelli, 465-67, si esprime tuttavia in termini conformi alla prospettiva esegetica corrente). La sesta sezione (6. Fonti, contesto e valore storico) affronta l'annoso problema delle Quellen, e delle Quellenangaben, nell'opera erodotea. L'autore, evitando di proporre uno status quaestionis sistematico, si concentra su due aspetti oggetto di una qualche attenzione nella ricerca recente, ai quali quest'ultima dovrà a mio avviso rivolgersi con sempre maggiore apertura e sistematicità: da un lato il riferimento di Erodoto a tradizioni greche a lui contemporanee, dall'altro, l'utilizzo di una vasta e variegata quantità di materiali persiani attinti da Erodoto in qualità di Greco d'Asia minore (un versante, quest'ultimo, dell'identità personale e scientifica di Erodoto spesso dimenticato, che deve a mio avviso aver giocato un ruolo fondamentale non soltanto nella sua formazione sulla scia dei logografi ionici e nel reperimento di fonti, ma nel suo approccio storico alle vicende del Mediterraneo orientale).
Nel complesso, l'introduzione e il commento offrono una panoramica, molto documentata e percettiva, dei problemi con cui chiunque si accosti al testo erodoteo si trova ad avere a che fare. Il merito maggiore di questo volume di ineccepibile cura formale ed editoriale sembra proprio quello di riuscire a combinare l'autorevolezza e la funzione di riferimento di un'edizione critica ampiamente commentata con lo spazio riservato a significativi spunti critici e problematizzanti rispetto ad alcuni temi cruciali per la comprensione sia delle Storie in generale, sia della/e tradizione/i sulle Guerre Persiane cui Erodoto dà voce.
Erodoto: Le Storie. Libro VII: Serse e Leonida. A cura di Pietro Vannicelli. Testo critico di Aldo Corcella. Traduzione di Giuseppe Nenci, Mailand: Mondadori 2017, CIV + 611 S., 12 Kt., ISBN 978-88-04-50316-3, EUR 35,00
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