Rezension über:

Barbara Burrell: Neokoroi. Greek Cities and Roman Emperors (= Cincinnati Classical Studies; Vol. IX), Leiden / Boston: Brill 2004, XVIII + 422 S., ISBN 978-90-04-12578-0, EUR 139,00
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Rezension von:
Domitilla Campanile
Dipartimento di Scienze Storiche del Mondo Antico, Università degli Studi di Pisa
Redaktionelle Betreuung:
Matthias Haake
Empfohlene Zitierweise:
Domitilla Campanile: Rezension von: Barbara Burrell: Neokoroi. Greek Cities and Roman Emperors, Leiden / Boston: Brill 2004, in: sehepunkte 5 (2005), Nr. 2 [15.02.2005], URL: https://www.sehepunkte.de
/2005/02/7285.html


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Barbara Burrell: Neokoroi

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Il tema della ricerca della Burrell consiste in uno studio sulla neocoria, ovvero sulla titolatura che dalla fine del I secolo dopo Christo in alcune province romane d'Oriente onorava le città custodi di un tempio del culto imperiale.

Il volume presenta una struttura chiara: a un'introduzione metodologica segue una prima sezione (15-269, in 37 capitoli) dedicata all'analisi della documentazione relativa alle singole città, che sono ripartite in un ordinamento cronologico e geografico secondo l'appartenenza ai vari koinà. La scelta è ben giustificata: il privilegio toccava ad una città specifica ma il culto imperiale era materia delle assemblee provinciali e la concessione della neocoria di solito prevedeva una procedura imperniata sul rapporto tra l'imperatore, il senato e il koinòn, anche se la prassi attesta che l'assemblea provinciale poteva talvolta essere scavalcata.

Più volte B. ricorda il luogo di Cassio Dione (Cassio Dione, Storia Romana, 51,20,6-7) ove si legge che nel 29 avanti Christo Ottaviano permise ai Romani residenti in Asia e in Bitinia di erigere un tempio dedicato a Roma e a Giulio Cesare, rispettivamente nelle città di Efeso e di Nicea. Ai peregrini, ovvero ai Greci d'Asia e di Bitinia concesse invece di innalzare un tempio dedicato a sé e alla dea Roma nelle città di Pergamo e Nicomedia. Una volontà differenziante di Ottaviano è evidente: ai Romani si permette di onorare il defunto Giulio Cesare, mentre ai soli Greci si lascia costruire un tempio dedicato al vivente Ottaviano; la differenziazione viene accentuata separando le sedi dei templi.

Il passo di Dione è fondamentale per cogliere l'origine del culto imperiale nella provincia d'Asia, ma riterrei forse opportuna una ricerca che volesse verificare le affermazioni di Cassio Dione sulla contemporaneità dell'origine del culto imperiale in Asia e in Bitinia e sulle forti analogie genetiche; qualche dubbio, infatti, potrebbe restare sulla completa attendibilità dello storico bitinico su questo particolare. Se disponiamo di cospicue attestazioni che tendono a corroborare quanto scrive per l'Asia Cassio Dione a proposito dei fatti del 29 avanti Christo, non possediamo ancora per la Bitinia elementi contemporanei alle vicende che attestino invece indipendentemente da Cassio Dione una genesi altrettanto antica del culto imperiale. Si potrebbe sospettare da parte dello storico bitinico l'uso di fonti e tradizioni locali della Bitinia, naturalmente interessate a collocare nel periodo più alto possibile l'origine del culto imperiale nella regione. [1]

Un momento importante per la storia della neocoria in Asia è narrato da Tacito (Tacito, Annali 4,55-56: vedi Burrell 38-42). Nel 23 dopo Christo i provinciali chiesero di consacrare un tempio all'imperatore Tiberio, alla madre Livia e al senato e sarebbe stato questo il secondo tempio provinciale dopo quello dedicato ad Ottaviano e Roma nel 29 avanti Christo; il permesso fu accordato, ma nel 26 dopo Christo inviati di undici città (Ipepa, Tralle, Laodicea, Magnesia, Ilio, Alicarnasso, Pergamo, Efeso, Mileto, Sardi e Smirne) si recarono a Roma per ottenere il privilegio di erigere il tempio ciascuno nella propria: non si era infatti raggiunto un accordo sulla città destinataria del beneficio, ma Il koinòn aveva operato una selezione preliminare, ben più di undici erano infatti le città desiderose di accogliere il tempio. Il successo finale di Smirne è da attribuire anche alla capacità dei suoi ambasciatori di intuire le argomentazioni più gradite ai Romani. La vicenda riportata con grande lucidità da Tacito è tanto più preziosa se riflettiamo come senza la sua testimonianza i fallimenti delle altre città non sarebbero noti.

L'analisi di Burrell è condotta attraverso un serrato esame della documentazione archeologica, epigrafica, letteraria e soprattutto numismatica, che viene raccolta e utilizzata in modo davvero esauriente. Credo necessario ricordare che per la prima volta una documentazione così eterogenea viene messa a frutto. Un piccolo rilievo a proposito di Smirne: credo che, a differenza di quanto scrive Burrell (47), disponiamo di documentazione relativa a una sacerdotessa d'Asia dei templi di Smirne: Ulpia Marcella di Tiatira (vedi Tituli Asiae Minoris V,2 nr. 996).

Al termine di ogni capitolo dedicato alle città è offerto un riepilogo di "Inscriptions citing neokoria" e "Coins citing neokoria".

L'uso massiccio di tutti i materiali disponibili consente di ottenere risultati non solo nell'ambito del tema specifico delle neocorie ma anche in quello più ampio del culto imperiale; interessanti, per esempio, le osservazioni a proposito dell'identità sociale delle élites cittadine nei diversi koinà. Anche nella discussione (7-11) sulle rappresentazioni dei templi nelle emissioni monetali Burrell arriva a proporre soluzioni convincenti. È poi necessario considerare sempre, come Burrell fa, che la maggior parte della documentazione proviene - e continua a provenire [2] - dalle regioni dell'antica provincia d'Asia.

Nella seconda parte del volume, "Summary chapters" (271-374, in 6 capitoli), la documentazione raccolta viene ripresa e analizzata tipologicamente in modo da raggiungere una sintesi. Ad un'analisi storica sullo sviluppo dell'istituto della neocoria (275-304), segue il capitolo sui templi (305-330), sulle città (331-342), sulle assemblee provinciali (343-358), e su Roma, cioè sugli imperatori, il senato, i governatori (359-371). Come la stessa Burrell sottolinea (13), la struttura è "necessarily, indeed deliberately, repetitive", in modo da permettere al lettore "to see the same evidence in several different contexts, and to trace the interrelations among cities as well as between cities and koinon, koinon and emperor, emperor and Senate, Senate and city".

Una tale disposizione del materiale permette di rilevare gli interventi degli imperatori e di suggerire spiegazioni dei vari comportamenti. L'incremento di concessioni da parte di Valeriano e Gallieno, per esempio, è da mettere in relazione vuoi con il passaggio dell'imperatore nelle regioni interessate durante la spedizione contro i Persiani, vuoi con il desiderio di incoraggiare le città a opporsi agli invasori (203, 219, 301), ma forse anche con il tentativo di valorizzare il culto imperiale in opposizione alla nuova religione.

Anche in questa parte non mancano importanti rilievi frutto della ricerca, come le pagine (314-317) dedicate ai "Construction times" dei templi o l'analisi dei resti di una statua di Tito nel tempio degli Augusti a Efeso.

Un cospicuo apparato iconografico integra la trattazione, così come l'utile "Chronology of neokoroi cities", l'indice delle fonti letterarie ed epigrafiche e quello generale.

È certo motivo di soddisfazione disporre ora di questa accurata e affidabile indagine su un'istituzione documentata spesso con testimonianze di non facile comprensione.

Note:

[1] Vedi D. Campanile: Ancora sul culto imperiale in Asia, in: MediterraneoAntico 4/2 (2001), 473-488.

[2] Vedi l'importante documento pubblicato da T. Ritti: La neocoria di Hierapolis di Frigia, in: Epigraphica. Atti delle Giornate di Studio di Roma e di Atene in memoria di Margherita Guarducci (1902-1999), Roma 2003, 177-215.

Domitilla Campanile