Jacqueline Hamesse / José Meirinhos: Glossaires et lexiques médiévaux inédits. Bilan et perspectives (= Textes et Etudes du Moyen Âge; 59), Turnhout: Brepols 2011, XII + 268 S., 80 s/w-Abb., ISBN 978-2-503-54175-4, EUR 45,00
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I glossari e i lessici medievali sono caratterizzati (come altri generi letterari di quell'epoca), da sostanziali particolarità per quanto riguarda la loro composizione, la loro tradizione, il loro rapporto con le fonti e l'approccio dei copisti rispetto al modello. Forse per la conseguente difficoltà nella loro edizione e per una indubbia sottovalutazione del genere in passato queste opere sono rimasti a lungo ai margini degli studi letterari e dei lavori editoriali. Da qualche decennio tuttavia, ad opera soprattutto della FIDEM (la Fédération internationale des Instituts d'études médiévales), vi è stato un vigoroso fiorire di iniziative a questo riguardo, segnate dal convegno di Erice del 1994 (gli atti sono editi nel volume del 1996 Les manuscrits des lexiques et glossaires de l'Antiquité tardive à la fin du moyen âge curato da Jacqueline Hamesse).
Il volume pubblicato ora a cura della stessa Hamesse e da José Meirinhos dà idealmente seguito a quei lavori, facendo il punto sulle attività nel periodo intercorso e radunando, con due eccezioni, i contributi del colloquio annuale FIDEM del 2010, un'occasione per stilare bilanci e individuare prospettive nel campo della lessicografia medievale, soprattutto in due ambiti particolari: i lessici bilingui (o multilingui) e i lessici scientifici. Pur allineandosi lungo di queste due direttrici, il contenuto è molto variegato, essendo composto da contributi - pubblicati in ordine alfabetico - caratterizzati ognuno da una particolare specificità e da diversità di approccio alla materia.
Nonostante la varietà, certi elementi comuni risaltano (Louis Holtz ne sottolinea alcuni nella conclusione). Molti sono gli studi preparatori a un'edizione o a una riedizione del testo, alcuni si pongono sotto il segno della citazione di Clutius che vedeva nell'etimologia una vera e propria 'forma di pensiero', in tutti appare evidente la peculiarità delle modalità di composizione di questi testi, composti con un lavoro di redazione che presupponeva un lavoro originale del compilatore rispetto le fonti, vagliate e integrate secondo le esigenze particolari e le proprie conoscenze linguistiche ed etimologiche.
Particolarmente interessanti paiono i progetti di costituzione di banche dati in generale e gli studi che pongono le basi per progetti di edizione in particolare. In special modo pare degno di attenzione il progetto (indicato con l'acronimo LSMA) presentato da Silvia Toniato (Pour un lexique des sciences au Moyen âge) per la costituzione di un glossario di lessico scientifico medievale, un database capace di trattare il lessico delle prime aritmetiche europee sull'uso delle cifre indo - arabe, a partire dal già realizzato Lexicon algoritmi.
Per quanto riguarda gli studi che possono essere propedeutici in vario modo a un'edizione critica, si segnalano Alexandru Cizek (Un lexique inédit de la première moitié du XIIIe siècle: Gualtierius Esculanus, Speculum Artis Gramatice avec l'incipit: Amiracione inextimabili), che mostra come l'opera lessicografica di Gualtiero d'Ascoli sia un importante lavoro d'emulazione rispetto alle Derivationes di Uguccione da Pisa, sua fonte principale, di cui costituisce una riscrittura integrata da nuovi lemmi, nuove interpretazioni e altro materiale utile a fini didattici; Elisa Guadagnini - Giulio Vaccaro (Da mi se inzengia la gramatica a buj: un glossaire de la région médiane du XIVe siècle) che presentano la cosiddetta Grammatica angelica, attestata nel ms. 1895 della Biblioteca Angelica di Roma, riconducibile alla regione compresa tra il Lazio orientale e l'Abruzzo occidentale, sottolineando gli utili contributi che lo studio di questo testo possono apportare alla conoscenza del lessico mediano, soprattutto per quanto riguarda l'ambito dell'agricultura; Ana Isabel Martín Ferreira, (Sinonoma Bartholomei. Structure, sources et lexique d'un glossaire médical) che propone uno studio sui cosiddetti Sinonoma Bartholomaei, attribuiti da J. L. G. Mowat (l'editore ottocentesco), a John Mirfield, l'autore del Breviarium Bartholomaei che queste glosse accompagnano, presentandone contenuto e struttura, mostrando come il testo attinga da altri glossari, come l'Alphita (la fonte principale) o la tradizione inglese del Regimen salutis salernitano, ma che contenga, rispetto alle fonti principali, un maggior numero di termini arabi o vernacolari e anche molte etimologie originali, schiudendo la prospettiva di una nuova edizione che ponga rimedio agli errori del Mowat; Brian Merrilees (Le lexique de Saint - Omer BM 644 et la famille AALMA) mostra che il lessico di Saint-Omer è un'opera originale appartenente alla famiglia definita AALMA (a cui vengono riferiti 14 testi, ognuno composto originalmente secondo la preparazione e alle esigenze di ciascun copista), ma mostra anche affinità con il Dictionarius di Firmino Verre, afferente a un'altra famiglia di lessici e con altre fonti, un testo bilingue (testimoniato nel ms. Montpellier Fac. De Méd.H110) e il Catholicon di Giovanni Balbi.
Altri contributi affrontano esaustivamente temi particolari, dando conto di un intero panorama specialistico, ma con puntuali riferimenti a una o più opere esemplari. Tra questi si segnalano Franck Cinato (Les gloses des grammairiens carolingiens sur les grammaires latines tardo-antiques: un apport sus-estimé), che propone una precisa ricostruzione cronologica della diffusione delle glosse a Prisciano, considerando anche le circostanze della loro sottovalutazione nell'ambito del Corpus Glossariorum Latinorum di Goetz. Cinato individua le tappe fondamentali, dalla composizione del Liber glossarum (ca 800), precedente il recupero carolingio dell'autore, fino alla sua seconda ricezione, a partire dal XII secolo, che segna la tradizione lessicografica quantomeno fino al Catholicon di Giovanni Balbi; Olivier Collet (Li Ars d'amour, de vertu et de boneurté (c. 1300): la constitution du lexique philosophique à l'aube d'une nouvelle tradition vernaculaire), riferisce alcuni risultati dei suoi studi linguistici sul glossario che accompagna il trattato, coincidendo, per quanto riguarda la questione dell'attribuzione a Guy l'Avesne, con le conclusioni con quelle di un recente studio di J. van der Meulen. Collet analizza la scelta dei lemmi, la loro funzione rispetto al destinatario, evidenziando la natura privata del progetto che è sotteso alla composizione di un'opera estremamente complessa, che tratta di filosofia e teologia, ma in una lingua laica. Judith Olszowy-Schlanger (Glossaires bibliques bilingues hébreu - langues vernaculaires au moyen âge (IXe - XIIIe siècle): la diversité des genres) offre una pregevole ed esauriente descrizione delle diverse tipologie di glossari bilingui ebraici medievali (mere traduzioni, grammaticali, esegetici), soffermandosi sui glossari esegetici e sui loro mezzi esplicativi (l'ebraico rabbinico, le referenze bibliche, l'aramaico, la traduzione vernacolare), facendo riferimento a numerosi esempi e auspicando l'identificazione dei glossari; Antonio Rollo (Alle origini della lessicografia umanistica: prime ricerche sul Vat. gr. 877) sottolinea l'importanza della lessicografia per lo studio della scuola umanistica di greco. Si tratta di una esemplare ricostruzione della genesi e della composizione del lessico vaticano basata su elementi filologici e codicologici che riconducono ai materiali dello scrittoio di Roberto de' Rossi, allievo e successore del Crisolora, precisando la personalità del copista compilatore e collocando il testo nel quadro più ampio della tradizione. Giuseppe Ucciardello (I 'lessici retorici' dall'antichità all'Umanesimo: nuove acquisizioni e prospettive di ricerca) presenta esaustivamente e con scrupolo un particolare genere di lessici settoriali riferito agli oratori attici e ai loro usi scrittori, con una interessante serie di esempi (con particolare riguardo al lessico di Giorgio Francopulo e i suoi marginalia) e una chiusa dedicata alla trasmissione in ambito occidentale.
Altri testi si concentrano su ambiti particolari o su un singolo termine. Dei glossari medici trattano Alexandro García González (L'etimologia nei glossari medici medievali) che cita alcuni casi di falsa etimologia, mettendo in evidenza le associazioni e le confusioni alla loro radice, ed Enrique Montero Cartelle (Los glosarios médicos de la Edad Media: Las deformaciones léxicas y la sélección de términos), che ripropone una breve storia della terminologia medica e dei forti influssi del greco e dell'arabo, analizzando i casi di deformazione rispetto all'opacità delle lingue originali. Ana Gómez Rabal (L'amour réciproque: du néologisme cicéronien redamare à la survivance médiévale du concept. Le cas du glossaire BAV, Vat. lat. 1469, ff. 83v - 155v) tratta del termine Redamare, il quale, apparso la prima volta nel Laelius ciceroniano, è assente nella maggioranza degli strumenti lessicografici moderni, ma è vivacemente persistente nella lingua letteraria del Medio Evo.
Un testo assai utile, che delinea le prospettive future degli studi nel campo della lessicografia, fornisce alcune basi per la conoscenza di alcuni ambiti finora trascurati e fa ben sperare per la qualità degli studi presentati da giovani studiosi.
Giovanni Paolo Maggioni