Rezension über:

Richard Bett (ed.): Sextus Empiricus. Against the Physicists, Cambridge: Cambridge University Press 2012, XXXIV + 178 S., ISBN 978-0-521-51391-3, GBP 55,00
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Rezension von:
Emidio Spinelli
Università degli Studi di Roma "La Sapienza", Rom
Redaktionelle Betreuung:
Matthias Haake
Empfohlene Zitierweise:
Emidio Spinelli: Rezension von: Richard Bett (ed.): Sextus Empiricus. Against the Physicists, Cambridge: Cambridge University Press 2012, in: sehepunkte 13 (2013), Nr. 6 [15.06.2013], URL: https://www.sehepunkte.de
/2013/06/22681.html


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Richard Bett (ed.): Sextus Empiricus

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Gli studi sulla tradizione del pirronismo antico degli ultimi decenni hanno tratto solido profitto dai lavori di Richard Bett. Al di là di singoli articoli o monografie (come quella su Pirrone: Pyrrho, his Antecedents, and his Legacy, Oxford University Press, Oxford 2000), il suo sforzo costante è stato quello di offrire nuove traduzioni di alcuni trattati (ad es. il Contro gli etici, 1997, con ricco commentario, e il Contro i logici, 2005) del corpus di Sesto Empirico. Anche con questa sua ultima fatica egli fornisce una versione inglese dei due libri sestani dedicati all'analisi critica delle dottrine delle più note scuole filosofiche di età classica, ellenistica e post-ellenistica a proposito di una serie di nozioni centrali nel discorso proprio della 'fisica' o 'filosofia della natura'.

Veniamo ora alla struttura del volume. Una lista delle abbreviazioni utilizzate precede l'Introduzione vera e propria, breve, ma sicuramente molto densa, i cui punti salienti è bene qui ripercorrere in modo ordinato e accurato.

Nel primo paragrafo si analizzano da una parte i dati biografici relativi a Sesto Empirico (scarsissimi e non sempre di lineare interpretazione) e dall'altra tutto ciò che (generosamente, una volta tanto) la tradizione ci ha lasciato delle sue opere. Si tratta di tre gruppi di scritti costituiti dai Lineamenti pirroniani (in tre libri, di solito citati come PH I-III) e dall'insieme di undici trattati denominato Contro i matematici (usualmente indicato come M I-XI), a sua volta diviso in due blocchi distinti, ovvero i primi cinque libri Contro i dogmatici (due Contro i logici, due Contro i fisici e uno Contro gli etici, anche se, come giustamente rileva Bett, "it seems clear that these five books were originally preceded by an additional book or books", quasi sicuramente "a lost portion corresponding to PH I": ix) e gli ultimi sei libri rivolti Contro i professionisti della cultura (una demolizione di "specialized sciences" o, se si prefersice, di 'arti liberali' quali grammatica, retorica, geometria, aritmetica, astrologia e musica).

Il secondo paragrafo, filosoficamente rilevante, mette a tema il 'carattere' dello scetticismo sestano. Appoggiandosi a PH I 8, Bett lo presenta come "a type of activity - or, to bring it closer to Sextus' own term 'ability', expertise in a certain type of activity" (xii), che mira alla tranquillità o ataraxia attraverso la prassi costante della sospensione del giudizio o epoche. Si tratta di una presentazione corretta, a mio avviso, di una parte importante della way of life scettica, che consente a Bett di tracciare anche le differenze rispetto allo scetticismo contemporaneo, ma che avrebbe forse potuto essere ulteriormente arricchita dalla citazione dell'altro fine tipico del pirronismo di Sesto, ovvero la quieta accettazione di una forma di moderato patire o metriopatheia in tutto ciò che esula dal campo delle opinioni filosofiche e attiene alla quotidianità della vita (cfr. perciò PH I 25-30).

Dal terzo paragrafo dell'Introduzione inizia un esame più dettagliato dei due libri del Contro i fisici. Il metodo polemico di Sesto, volto a demolire i principi e le fondamenta della fisica dogmatica nel suo presentarsi come "a counter-argument against everything (kata panton... antirresin, I.3)" (xvi), intende differenziarsi programmaticamente da quello dell'Accademia scettica; inoltre, Bett considera giustamente i molti argomenti negativi che si ritrovano nell'opera come strumenti indispensabili per controbattere tanto le dottrine dei filosofi dogmatici quanto le posizioni ingenue, ma altrettanto dogmatiche, degli 'uomini della strada', fermo restando "that suspension of judgement is the intended outcome" (xv). Anche a una lettura superficiale, poi, appare evidente che "Sextus tends to go into much more detail about other people's views on the topics he is discussing" (ibid.), tanto che il Contro i fisici, più di altre opere sestane, sembra rivelarsi fonte preziosissima, anzi a volte unica, nella ricostruzione dossografica di molte teorie fisiche dogmatiche.

Il quarto paragrafo, pur senza tacere i punti di contatto fra il Contro i fisici e altri scritti sestani (soprattutto il Contro i geometri e il Contro gli aritmetici), si rivela interessante non solo perché ribadisce l'ipotesi di una o più fonti comuni a Sesto e a Diogene Laerzio, ma soprattutto perché, in modo condivisibile, individua nella trattazione sestana il frutto di una voce dotata di una sua personalità e perfino di una sua (relativa, ma marcata) autonomia. Sesto, infatti, "has often been regarded as a 'copyst' (as Diogenes surely was) rather than an original writer or thinker, but there is in fact no good reason for assuming this; his undoubted use (and even verbatim copying) of previous material does not exclude his also having reshaped or added to it, so as to become the author of his own works rather a mere conduit for the writings of others" (xix). Oltre a questa positiva valutazione di Sesto come autore, Bett ripropone la sua (personale) soluzione rispetto alla cronologia relativa degli scritti sestani: nel confrontare il Contro i fisici e la trattazione, parallela ma molto più breve, di PH III 1-167, infatti, nonostante la consapevolezza che si sa davvero troppo poco sulle circostanze di composizione, così come sulle possibili e/o diverse audience, dei due scritti, egli ribadisce la sua impressione (un'impressione, appunto) generale, per cui Sesto sarebbe "more competent in presenting his material in PH rather than in Against the Physicists", al punto da concludere - contro l'opposto parere già fatto valere a suo tempo da Karel Janáček, con argomenti di peso filologico prima ancora che di (soggettiva) sensibilità filosofica - che proprio "PH is likely to be the later work because PH does a better job" (xxiv).

Tenendo sempre presenti traduzioni antecedenti di M IX-X (da quella latina, sempre utile, di Fabricius del 1718, a quelle inglesi - completa, nel caso di Bury, o parziale, nelle sillogi di Long-Sedley e Inwood-Gerson - o a quella tedesca di Flückiger) e proponendo in più occasioni scelte testuali diverse da quelle di Mutschmann, Bett, per quel che mi è permesso di giudicare, offre un testo che sa contemperare da una parte il rispetto di numerosi termini tecnici (due soli casi: "is arrived at" per suneisagetai, M IX 191 o "simultaneous recollection" per summnemoneusis, M IX 353) e dall'altra l'obiettivo della scorrevolezza/leggibilità/chiarezza, pregi che aiutano il lettore nella decifrazione di argomentazioni spesso molto articolate e complesse (di nuovo un solo esempio: la resa di M IX 78-87).

Fra i meriti sicuri di questa traduzione, che si avvia a diventare punto di riferimento indispensabile per chiunque si occupi di Sesto così come più in generale di temi legati alla fisica antica, vorrei infine menzionare, accanto alla nota bibliografica (165-8), non solo l'utile Outline of Argument (che 'fotografa' tutta la ricchezza dei temi del Contro i fisici: cfr. xxvii-xxxiii), ma anche il puntuale Glossary (diversamente e più riccamente strutturato, nella duplice direzione English-Greek e Greek-English, rispetto a quello della traduzione inglese dei Lineamenti pirroniani di Annas e Barnes: cfr. 147-53), nonché una serie di elenchi, dedicati nell'ordine ai personaggi citati (154-160), ai passi paralleli rispetto ad altri scritti sestani (161-4) e infine a un efficace indice tematico (169-78).

Emidio Spinelli