Steven A. Epstein: The Talents of Jacopo da Varagine. A Genoese Mind in Medieval Europe, Ithaca / London: Cornell University Press 2016, XI + 300 S., ISBN 978-1-5017-0050-7, USD 59,95
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Non accenna a diminuire, come mostra il continuo moltiplicarsi degli studi e delle iniziative editoriali, l'interesse per la figura e le opere di Iacopo da Voragine (o Jacopo da Varagine, come recita il titolo dello studio di Steven A. Epstein), frate predicatore e arcivescovo di Genova di cui ricorre quest'anno, il 2016, il 150° anniversario della beatificazione ad opera di Pio VII. Il libro dello studioso americano, sia pur rivolgendosi a un pubblico non necessariamente specializzato in storia medievale o in agiografia, ha il pregio di riuscire a coniugare un'esposizione chiara con un'impostazione originale e ricca di stimoli. Infatti, anziché focalizzarsi, come gran parte degli studi precedenti, su un unico aspetto particolare della complessa figura dell'autore della cosiddetta Legenda aurea, Epstein considera tutta intera la sua produzione letteraria, usandola come opportuno punto di partenza per delineare l'originalità e le molteplici capacità di Iacopo, inquadrandola nel contesto storico della Genova dei suoi tempi.
Gli obiettivi del libro sono infatti tre: innanzitutto studiare la figura di Iacopo considerando i suoi diversi lavori (i sermoni, le opere agiografiche, la 'Cronaca di Genova') nell'insieme, evitando quindi di considerare separatamente i differenti aspetti della personalità autoriale di Iacopo, distinguendo l'agiografo dal predicatore e dallo storico; in secondo luogo, includere come parte integrante e importante dell'analisi Genova, la città dove Iacopo probabilmente nacque e che, alla fine della sua vita, fu argomento della sua opera storica, scritta quand'era arcivescovo; in terzo luogo, esaminare le fonti, il loro impiego e la loro interpretazione originale da parte dell'autore domenicano.
Metodologicamente lo studioso americano ha innanzitutto considerato Iacopo come un industrioso compilatore che aveva, nei confronti del materiale che aveva a disposizione, criteri di inclusione e di omissione ben definiti. Analizzando appunto la metodologia di selezione dell'autore domenicano, insieme alla sua impostazione ideologica e ai suoi errori ha permesso di riconoscere la sua originalità e la sua abilità, soprattutto prendendo in considerazione, come in questo volume, l'evoluzione cronologica delle opere, il contesto storico genovese e le fonti utilizzate.
Steven Epstein riesce così, evitando i settorialismi, a delineare una figura a tutto tondo, considerata nella sua integralità, dotata di indubbi talenti e con le capacità di metterli a frutto nelle sue opere, in un contesto storico particolare come quello della turbolenta situazione italiana in generale, e genovese in particolare, nella seconda metà del XIII secolo. Indubbio punto di forza del libro è la decisione di partire dai testi per ritrovare nelle parole scritte da Iacopo la sua originale personalità e il suo rapporto con la cultura e la storia del suo tempo. Da questa impostazione deriva la scansione del volume in cinque capitoli, dedicati all'analisi dei sermoni, - ovvero al predicatore -, alle parti della 'Legenda aurea' dedicate alle festività temporali e santorali, - ovvero all'agiografo -, al passato e al presente contemporaneo di Genova, - ovvero lo Iacopo storico. Più un epilogo dedicato al Mariale e alle sue figurazioni, qui considerate particolari per i gusti e i criteri moderni. Naturalmente, vista l'ampiezza della produzione di Iacopo, ognuno dei capitoli si basa su alcune parti campione per articolare un'analisi che non solo si allarga a considerazioni generali sulle varie opere, ma anche travalica i singoli generi letterari. Epstein mette così in luce un'unica personalità originale e piena di talenti, che sapeva essere agiografo e scrivere di santi, ma contemporaneamente anche storico e autore della storia di Genova.
Il libro dello studioso americano è particolarmente interessante proprio nei capitoli in cui analizza il rapporto di Iacopo con la storia presente della sua città, sia come partecipante attivo, sia come storico, facendo ricorso, oltre al testo della 'Cronaca di Genova', anche a documenti d'archivio e alle cronache contemporanee o di poco posteriori. Così facendo, nonostante gli ovvi rischi che ogni argomento 'ex silentio' porta con sé, mette in evidenza sia la scelta del materiale incluso, tesa a mostrare il cammino trionfale di una Genova cristiana, sia le omissioni che sono talvolta sorprendenti se vengono valutate con i criteri che guidano usualmente lo storico moderno. Iacopo ha infatti tralasciato tutto ciò che non confaceva al suo intento di celebrare i trionfi della sua città nell'alveo della storia della Chiesa, omettendo quindi le sconfitte, gli errori, i conflitti con il papato. Ad esempio, pur scrivendo negli anni '90 del XIII secolo, Iacopo dedica una brevissima (e, per noi, oggi, insufficiente) nota all'Islam; minimizza la disfatta di Acri nel 1257; tace del trattato con cui i Genovesi si alleavano con i Bizantini per combattere contro i Franchi a Costantinopoli e i loro alleati Veneziani e la conseguente scomunica e l'interdetto che ne derivarono e con cui papa Urbano IV punì la città ligure. Al confronto con Iacopo Doria, lo storico genovese immediatamente precedente, che aveva studiato la storia della città anche considerandone le fonti della ricchezza e del potere finanziario e politico, l'autore della 'Legenda aurea' sembra considerare la politica cittadina e il capitalismo mercantile solo per quanto i rischi spirituali che portano con sé.
Ma appunto, come mostra Epstein, Iacopo da Voragine non era solo uno storico, ma una personalità complessa e talentuosa, mossa dalla carità e dall'implicito dovere di essere utile con le proprie capacità a coloro che gli stavano intorno, fossero essi i predicatori e i frati dell'ordine domenicano, perché fossero maggiormente efficaci nei loro uffici, o abitanti della città di Genova, perché fossero cittadini migliori, consapevoli di essere parte di una delle città più importanti del mondo cristiano.
Giovanni Paolo Maggioni