Rezension über:

Florian Zacher: Marius Victorinus als christlicher Philosoph. Die trinitätstheologischen Schriften des Gaius Marius Victorinus und ihre philosophie-, kirchen- und theologiegeschichtlichen Kontexte (= Patristische Texte und Studien; Bd. 80), Berlin: De Gruyter 2023, VIII + 588 S., ISBN 978-3-11-099277-9, EUR 154,95
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Rezension von:
Chiara O. Tommasi
Dipartimento di Civiltà e Forme del Sapere, Università degli studi di Pisa
Redaktionelle Betreuung:
Matthias Haake
Empfohlene Zitierweise:
Chiara O. Tommasi: Rezension von: Florian Zacher: Marius Victorinus als christlicher Philosoph. Die trinitätstheologischen Schriften des Gaius Marius Victorinus und ihre philosophie-, kirchen- und theologiegeschichtlichen Kontexte, Berlin: De Gruyter 2023, in: sehepunkte 24 (2024), Nr. 10 [15.10.2024], URL: https://www.sehepunkte.de
/2024/10/38536.html


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Florian Zacher: Marius Victorinus als christlicher Philosoph

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Nel panorama degli scrittori latini filoniceni del quarto secolo spicca sicuramente per profondità di pensiero e originalità di soluzioni - accanto a Ilario di Poitiers - il retore di origine africana Gaio Mario Vittorino: la sua dottrina è estremamente innovativa, grazie alla commistione di fonti diverse, che tengono conto non solo di una peculiare elaborazione del (neo)platonismo per sostenere il dogma del consustanziale e la dottrina trinitaria, ma spesso si sovrappongono ad altri concetti di varia origine. Responsabili del relativo oblio patito dallo scrittore furono proprio gli stessi suoi scritti, redatti more dialectico e ritenuti valde obscuri nella nota definizione di Gerolamo: l'eterogeneità delle fonti, la poca organicità che rende difficile seguire la coerenza del discorso, le sottigliezze dei tecnicismi impiegati impedirono che gli scritti raccolti con il titolo complessivo di Opera Theologica godessero di una grande diffusione tra i teologi delle generazioni immediatamente successive, eccettuati Boezio o Alcuino e, in parte, lo stesso Agostino. Anche la critica moderna sembra aver lasciato relativamente in ombra lo scrittore, con alcune importanti eccezioni, soprattutto Pierre Hadot, per il quale larghe sezioni tradirebbero l'influenza di un commento anonimo al Parmenide e presenterebbero numerose analogie con il sistema degli Oracoli Caldaici così come recepito nell'esegesi porfiriana. Se dunque, in virtù di una estrema singolarità di pensiero, le indagini si sono concentrate prevalentemente sugli aspetti filosofici, esse hanno trascurato forse gli aspetti più strettamente inerenti al cristianesimo, che senza dubbio riflettono abbastanza chiaramente la situazione politico-religiosa dell'epoca, ossia la ripresa delle tendenze filoariane sotto Costanzo II, l'esilio di papa Liberio, e gli eventi seguiti alla promulgazione delle varie formule di Sirmio.

Il corposo studio di Florian Zacher qui esaminato si pone l'ambizioso obiettivo di presentare una ricostruzione della produzione maggiore di Vittorino, trascurando parzialmente gli scritti giovanili, di tipo retorico (da ultimo valorizzati nell'edizione di Thomas Riesenweber) e i commenti alle epistole paoline, verisimilmente redatti dopo i Theologica, poco prima della morte (oggetto, questi ultimi di un pionieristico studio di Werner Erdt e soprattutto di Stephen Cooper). La monografia di Zacher si affianca all'opera collettiva edita da S. Cooper e V. Němec, The Philosophy, Theology, and Rhetoric of Marius Victorinus (SBL, Atlanta 2022), che pubblica i risultati di un convegno tenutosi a Praga nel 2017, costituendo entrambe il punto di arrivo di un recente revival degli studi su Mario Vittorino, a cui chi scrive crede di aver contribuito soprattutto per la parte attinente al rapporto con lo gnosticismo.

Per quanto sembri strano tale paragone nella recensione di un libro scientifico, la lettura di Zacher riporta alla mente certi aspetti della Recherche proustiana: non solo l'imponente mole, ma soprattutto l'inserzione di elementi eruditi e la tendenza alla digressione, che, dipanandosi dal concetto principale, conduce il lettore verso esiti nuovi e meno scontati. Questo aspetto si può cogliere già nella sezione introduttiva, ossia i primi tre capitoli (indicati come A, B e C). Se il primo rintraccia e discute gli orientamenti e gli studi critici che - a partire dal tardo Rinascimento, fino alle acquisizioni più recenti - hanno guidato le ricerche su Vittorino, dando rilievo - accanto a Ernst Benz o Pierre Hadot - anche a studi meno noti (ad es. Gustav Koffmane, Rheinold Schmidt, Gerhard Huber), il secondo presenta una discussione della biografia, per passare nel terzo a una contestualizzazione dell'epoca e degli orientamenti della Chiesa negli anni 358-362. Gli scarni dati in nostro possesso sulla vita di Vittorino (a proposito dei quali viene evidenziata anche l'importanza del commento alla Retorica di Cicerone) si ampliano in una panoramica storico-culturale sul ruolo dei retori e dei professori nel tardo impero e su figure come quella di Simpliciano nel cosiddetto circolo neoplatonico di Milano.

Segue poi un riassunto commentato delle diverse opere (interessante, al riguardo, la discussione circa il personaggio dell'interlocutore Candido), e il capitolo centrale (E), dedicato all'esame della dottrina trinitaria. Meno attenzione è data agli aspetti filosofici, peraltro già indagati in maniera esauriente da Hadot e altri (a questo proposito, non sempre mi trovano consenzienti certe critiche mosse allo studioso francese); viceversa, è assai ricca la messe di esempi paralleli tratti da Origene, Atanasio e altri scrittori del IV secolo, o da autori gnostici - in particolare i frammenti di Eracleone, il Trattato Tripartito e il Vangelo di Verità - volti a mostrare il costante confronto di Vittorino con dei modelli cristiani, anche eterodossi. Personalmente ritengo che gli ultimi due capitoli (F e G), dedicati al problema della materia e dell'anima siano quelli maggiormente innovativi, tenuto conto del fatto che lo studio di tali aspetti non ha ricevuto la stessa attenzione delle problematiche trinitarie.

In generale, il lavoro è estremamente preciso e dettagliato: forse soffre in alcuni punti di questa precisione, risultando a tratti superfluo o ripetitivo (a causa della struttura schematica dei vari capitoli, che, necessariamente, presentano informazioni talora sovrapposte e in qualche occasione da sfrondare). Similmente, in un volume di queste proporzioni è naturale che non sempre e non tutte le soluzioni trovino d'accordo i recensori: per limitarci a un solo esempio, a proposito della dottrina sull'anima e dei suoi impulsi verso la materia, non credo persuasiva l'interpretazione di saucius come fosse ebrius (371 e 459), e forse è da smorzare l'interpretazione di petulans con un significato puramente sessuale. In questo stesso contesto, per quanto riguarda la serie di metafore che vedono l'anima prostituirsi, a Zacher sembra stranamente sfuggito l'importante precedente di Arnobio, che nel secondo libro - pure largamente influenzato dalla filosofia - è ben più esplicito nel tratteggiare in questi termini la caduta delle anime.

Chiudono il lavoro un capitolo conclusivo, gli indici e una bibliografia assai dettagliata, all'interno della quale, tuttavia, se posso ipotizzare che la mancanza della traduzione italiana curata da Claudio Moreschini e dalla sottoscritta per i tipi UTET (Torino 2007) sia da imputare al fallimento della Casa Editrice e alla mancanza di distribuzione del volume, risulta però inspiegabile l'assenza di un testo classico come La crisi ariana del IV secolo di Manlio Simonetti, che pure è citato per altri suoi lavori. Eventuali osservazioni critiche, comunque, non intendono sminuire l'imponente lavoro di Zacher, condotto con il consueto rigore, precisione e acribia della filologia tedesca. La ricchezza del materiale discusso, la dovizia di esempi, la chiarezza espositiva fanno di questo volume uno studio imprescindibile per chiunque voglia accostarsi allo studio di questo difficile autore.

Chiara O. Tommasi