Bastian Max Brucklacher: Res publica continuata. Politischer Mythos und historische Semantik einer spätantiken Ordnungsmetapher (= Antike Imperien Geschichte und Archäologie; Bd. 4), Paderborn: Brill / Ferdinand Schöningh 2023, X + 642 S., ISBN 978-3-506-79021-7, EUR 149,00
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John Haldon: The Empire That Would Not Die. The Paradox of Eastern Roman Survival, 640-740, Cambridge, MA / London: Harvard University Press 2016
Peter N. Bell: Social Conflict in the Age of Justinian. Its Nature, Management, and Mediation, Oxford: Oxford University Press 2013
Ekaterina Nechaeva: Embassies - Negotiations - Gifts. Systems of East Roman Diplomacy in Late Antiquity, Stuttgart: Franz Steiner Verlag 2014
Christoph Begass: Die Senatsaristokratie des oströmischen Reiches, ca. 457-518. Prosopographische und sozialgeschichtliche Untersuchungen, München: C.H.Beck 2018
Geoffrey Greatrex / Sylvain Janniard: Le monde de Procope / The World of Procopius, Paris: de Boccard 2018
In questo corposo volume di oltre 600 pagine (composto di sei capitoli, elenco delle fonti antiche e delle relative edizioni critiche, bibliografia, indici dei nomi di persona e dei nomi geografici), Brucklacher prende in esame l'impero romano d'Oriente, nel periodo compreso tra la metà del V e la metà del VI secolo. Al centro di questo studio, molto ambizioso, vi è il sistema politico dell'impero d'Oriente, nella sua evoluzione e trasformazione verso una monarchia sacralizzata. In un provocatorio volume di qualche anno fa, A. Kaldellis [1] ha affermato che l'impero d'Oriente era una repubblica, valorizzando il ruolo del popolo e mettendo in discussione consolidate interpretazioni moderne, che hanno a lungo inteso l'impero bizantino come una monarchia teocratica, ieratica, greca e cristiana. Brucklacher indaga il tema in una direzione di ricerca profondamente diversa e assai più articolata. Lo studio si muove, infatti, nella prospettiva della Begriffsgeschichte, come mostrano i termini di 'mito' e 'metafora', riferiti alla res publica (o politeia) e desunti dalla semantica storica.
Il primo capitolo, di carattere introduttivo, fa il punto sulla storia degli studi sulla monarchia bizantina e sottolinea come la peculiarità dell'imperatore tardoantico fosse quella di essere 'servitore di due padroni': egli era vincolato al mandato della comunità e, al tempo stesso, era un delegato divino. I termini di riferimento sono le celebri parole di Scipione Emiliano de re publica di Cicerone (1, 25) e la rilettura critica che ne fece Agostino (civ. 19, 21). I due principi fondamentali su cui va dialetticamente impostandosi la res publica continuata, sono, perciò, quello repubblicano e quello definito dall'autore dell'ortodossia.
Nel secondo capitolo si delineano le basi epistemologiche del lavoro. Brucklacher si propone di sviluppare le potenzialità esegetiche suggerite dalla semantica storica elaborata dal pensiero filosofico tedesco, a partire da R. Koselleck per giungere alla storia metaforologica dei concetti di H. Blumenberg, alla quale l'autore si ispira.
Il terzo capitolo dà avvio all'analisi vera e propria del 'mito' repubblicano nel V secolo, visto attraverso tre vicende esemplari: 1) il cerimoniale dell'elevazione al trono di Leone I riflette l'integrità della politeia, per cui il sovrano è riconosciuto e legittimato come tale dal volere divino e dai quattro corpi di senato, palazzo, esercito e popolo; 2) la celebre ambasceria di Prisco di Panion presso gli Unni documenta come la politeia romana fondata sulle leggi fosse presentata nel barbaricum; 3) infine, lo scambio epistolare di papa Simplicio con le autorità imperiali e ecclesiastiche d'Oriente, mostra il vescovo di Roma rivendicare come unico elemento legittimante l'istanza dell'ortodossia e l'unicità del dogma rispetto alla valenza 'repubblicana'.
Il quarto capitolo costituisce la parte forse più rilevante del lavoro. Brucklacher si concentra sul rapporto tra res publica e monarchia imperiale nel V secolo. L'emergere di Odoacre e, soprattutto, di Teoderico in Occidente rappresentò, infatti, una alternativa all'imperatore di Costantinopoli e al suo porsi in relazione al mito repubblicano. Brucklacher fa proficuamente dialogare autori e intellettuali di estrazione e formazione diversa. Vengono esaminati gli storici greci Zosimo (con ottime osservazioni) e Malco, che esprimono la critica alla monarchia imperiale, e gli autori latini Ennodio e Cassiodoro, nei quali si rintracciano le riflessioni sollecitate dal dominio dei re ostrogoti. L'abbozzo di una reazione in Oriente si ritrova invece in Procopio di Gaza e Prisciano. E' qui valorizzata anche la formulazione di modelli concorrenti, come quello della politeia ascetica di Daniele Stilita, con funzione escatologica. Molta attenzione è, infine, prestata alla Collectio Avellana, ruotante attorno al vescovo di Roma, che divenne l'interlocutore unico dell'imperatore d'Oriente in materia di fede nel mondo latino. Per Brucklacher, la sacralizzazione e la liturgizzazione dell'imperatore d'Oriente, spesso sottolineata dalle ricerche moderne, non era di per sé l'espressione solo dei limiti della res publica, ma intendeva garantire all'imperatore d'Oriente autonomia rispetto alla nuova autorità religiosa del vescovo di Roma.
Il quinto capitolo si concentra sui regni di Giustino e di Giustiniano, che segnano la trasformazione finale, ma che documentano - ad esempio attraverso la storia del consolato- la persistenza del 'mito' repubblicano e non semplicemente la trasformazione di Giustiniano in un imperatore esclusivamente cristiano.
Il sesto capitolo conclude il lavoro e riassume il percorso d'analisi. La conclusione generale è che non esiste una teoria del repubblicanesimo tardoantico, ma semmai un 'mito' repubblicano, che di fatto fu senza conseguenze.
Il volume rappresenta un valido contributo al dibattito sul sistema politico dell'impero d'Oriente e, più in generale, allo studio delle culture politiche antiche. Esso documenta la sensibilità e la vitalità della scuola tedesca in tale ambito di studi. Forse anche per l'utilizzo di categorie proprie del discorso filosofico, non si tratta di un lavoro sempre di facile lettura. Inoltre, come si ricava proprio da questo volume, i principi della semantica storica restano molto controversi e non è sempre agevole la loro applicazione a nozioni antiche complesse, come quella di res publica/politeia. Brucklacher affronta, comunque, con rigore, originalità e padronanza degli strumenti critici, testi antichi e vicende anche assai note, di cui propone letture interessanti e, talvolta, inedite. Lo spazio riservato alla Collectio Avellana mostra l'attenzione a temi emergenti nella ricerca storica recente. Brucklacher auspica un ampliamento dell'indagine all'Occidente. Tuttavia, è soprattutto per l'Oriente che il volume fa emergere, con maggiori novità, il processo non lineare con cui andò configurandosi il sistema politico bizantino e mette bene in luce le sfide che la tradizione politica greco-romana pose alla costruzione di una nuova figura imperiale, destinata a sopravvivere oltre la fine dell'antichità.
Nota:
[1] A. Kaldellis: The Byzantine Republic. People and Power in New Rome, London 2015.
Milena Raimondi