Francesco Massetti (a cura di): Un vescovo imperiale sulla cattedra di Pietro. Il pontificato di Leone IX (1049-1054) tra regnum e sacerdotium (= Ordines. Studi su istituzioni e società nel medioevo europeo; 12), Milano: Vita e Pensiero 2021, 257 S., ISBN 978-88-343-4234-3, EUR 25,00
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Gli studi sulla papstgeschichtliche Wende del secolo XI - inaugurati nel 2002 da Rudolf Schieffer con il contributo intitolato 'Motu proprio' e proseguiti da Johannes Laudage e Jochen Johrendt - definiscono la cornice storiografica fondamentale entro cui si colloca il volume miscellaneo sul pontificato di Leone IX, sapientemente curato da Francesco Massetti, giovane medievista italiano attivo in Germania, dov'è wissenschaftlicher Mitarbeiter presso la Bergische Universität Wuppertal. Nato dal convegno internazionale dal titolo Die historische Bedeutung des Pontifikats Leos IX. (1049-1054), che si è tenuto a Wuppertal nei giorni 17-18 gennaio 2019, il volume non propone gli atti di quell'incontro, ma mette a disposizione le versioni rielaborate delle relazioni congressuali, a cui si aggiungono tre saggi di autori che non avevano preso parte al convegno.
Quattro sezioni, che raccolgono complessivamente dieci contributi, definiscono la struttura del volume. La prima sezione è dedicata agli anni antecedenti al pontificato, quando Brunone dei conti di Egisheim-Dagsburg - questo il nome del futuro Leone IX - era vescovo di Toul, una carica che egli mantenne per un esteso arco di tempo (1026-1051), che in parte si sovrappone allo stesso pontificato. Questa sezione del volume è animata dalla convinzione, indubbiamente fondata, che l'esperienza di governo episcopale di Brunone di Toul sia un elemento indispensabile per comprendere le successive azioni di Leone IX, secondo uno schema che meriterebbe di essere verificato anche per gli altri, non pochi, papi del secolo XI che erano stati vescovi prima di diventare pontefici, e vescovi restarono anche dopo l'elevazione al soglio petrino: una categoria messa in luce già da Werner Goez nel suo articolo Papa qui et episcopus del 1970, ma ancora poco indagata dalla storiografia. In questa prospettiva Pieter Byttebier analizza i metodi di leadership episcopale adottati da Brunone di Toul, mentre l'influenza esercitata su quest'ultimo da uno dei suoi predecessori, Gerardo di Toul (963-994), è ricostruita da Ian Patrick McDole, che legge in parallelo la Vita sancti Gerardi con la Vita Leonis IX papae per mostrare il perdurante influsso di questo modello episcopale su Brunone di Toul anche dopo la sua trasformazione in Leone IX.
La seconda sezione del volume è incentrata sul pontificato di Leone IX con riferimento alla triangolazione di rapporti tra Sede Apostolica, Reichskirche e Impero romano-germanico. Riprendendo i temi della prima sezione, Hannes Engl si concentra su uno specifico caso di studio - quello della provincia ecclesiastica di Treviri - per indagare se ed eventualmente come il particolare legame di Leone IX con quella provincia modificò i rapporti degli enti religiosi lì presenti con la Sede Apostolica. Con riferimento a un contesto geografico più ampio - che include, oltre a Treviri, anche Colonia e Magonza - Matthias Schrör rileva come la Renania fosse diventata uno spazio centrale e non periferico dell'azione papale solo con il pontificato di Leone IX. L'evoluzione dei rapporti tra questo pontefice e l'imperatore Enrico III costituisce l'ambito della indagine di Timo Bollen, per il quale il diverso approccio tenuto dai due nel 1053 di fronte ai Normanni determinò un punto di svolta: si passò dalla cooperazione, che comunque non era mai stata del tutto armonica ed equilibrata a differenza di quanto generalmente supposto dalla storiografia, a un reciproco allontanamento. Le modalità con cui Leone IX e i suoi consiglieri si posero nei confronti della corte salica trovano poi una trattazione a tutto tondo da parte di Nicolangelo D'Acunto, che ricostruisce i processi imitativi con cui l'entourage papale mutuò dalla corte imperiale pratiche di governo, forme documentarie e linee di riforma ecclesiastica. Prendendo le distanze da interpretazioni schiacciate su una immagine anacronistica di Leone IX come precursore di Gregorio VII, D'Acunto mostra quanto il pontificato leoniano fosse in realtà debitore del coevo modello imperiale. Ed è proprio questa nuova consapevolezza storiografica che giustifica il ricorso al concetto di 'vescovo imperiale' nel titolo del volume.
Le relazioni di Leone IX con l'Italia sono l'oggetto della terza sezione del volume. La tesi secondo cui questo papa avrebbe semplicemente esportato a Roma una riforma concepita in Lotaringia è messa fortemente in discussione da Umberto Longo. Impegnato da tempo a decostruire il troppo compatto paradigma storiografico della - non più detta - 'Riforma gregoriana' e a respingere l'idea della presunta unidirezionalità di un processo in realtà da declinare al plurale, Longo interpreta l'azione di Leone IX come la sintesi sperimentale di fattori diversi: a quello lotaringio, che era solo uno di essi, devono essere aggiunti lo specifico apporto del monachesimo italico e gli orientamenti riformatori già presenti a Roma. Spostando lo sguardo verso l'Italia centro-settentrionale, Corrado Zedda esamina i rapporti tra Leone IX e Bonifacio di Canossa, nonché il loro uso retrospettivo nelle successive strategie di autopromozione della dinastia marchionale.
Il compito della quarta e ultima sezione è quello di ricostruire gli orientamenti ecclesiologici del papa alsaziano. Sabrina Blank ripercorre lo sviluppo del principio della ingiudicabilità della prima sedes, collocando al suo interno la specifica posizione di Leone IX, che legò questa prerogativa papale al primato di giurisdizione. Le controversie con la Chiesa greca negli anni del cosiddetto scisma sono esaminate da Valerio Polidori, che mette in risalto l'ecclesiologia del patriarca Pietro III di Antiochia, confrontandola con quella di Leone IX.
A conferire coerenza ai dieci contributi del volume, organizzati nelle quattro sezioni di cui si è fin qui detto, è il saggio autonomo di apertura. In esso Francesco Massetti può efficacemente richiamare i grandi temi che rendono storiograficamente decisiva la figura di Leone IX. Dalla particolare enfasi che questi pose sulla sollicitudo omnium ecclesiarum alla chiara distinzione tra persona e ufficio; dalla riorganizzazione della cancelleria papale alla centralità assunta dal diritto canonico; dalla intesa attività sinodale di questo pontefice al suo continuo deambulare per l'Europa, sul modello tanto della itineranza imperiale quanto della visitatio episcopale, ma in rapporto a una diocesi che cominciava a dilatarsi fino a includere l'intero ecumene; dalla raffinata ecclesiologia leoniana, incentrata su una spiccata coscienza del primato petrino, all'accentuato protagonismo politico in Italia meridionale.
Quella che Massetti propone non è una semplice elencazione di temi, ma la messa a fuoco di veri e propri nodi problematici: proprio quelli che, a partire dai primi anni Duemila, hanno alimentato un rinnovato e crescente interesse storiografico per Leone IX, sottraendo questo papa - si spera definitivamente, dopo i tentativi già compiuti in questo senso da Ovidio Capitani ormai molti decenni fa - alle narrazioni teleologiche che lo valorizzavano sempre e soprattutto come anticipatore del 'gregorianesimo'. A ben vedere l'idea che Leone IX si collochi al principio di una svolta non è affatto negata in questo volume, anzi, è pienamente affermata: la svolta in questione è tuttavia la papstgeschichtliche Wende già ricordata sopra, quella che trasformò la Sede Apostolica da attore 'reattivo' ad attore 'attivo', capace cioè di assumere l'iniziativa nei confronti delle chiese locali e degli altri soggetti politici, e di assumerla con particolare efficacia. Questa tesi - a differenza di quella, teleologica, passata - è certamente corretta, e ciò rende questo volume meritevole della massima attenzione da parte dei medievisti. Ma sarebbe interessante domandarsi, in vista degli studi che certamente seguiranno, se non sia eventualmente opportuno studiare la figura di Leone IX non solo come iniziatore di una nuova stagione nella storia della Chiesa romana, ma anche come figura di snodo di processi già da tempo avviati, cioè come un possibile sistematizzatore delle iniziative segnate da un forte protagonismo pontificio che, di tanto in tanto, emergono dalle vicende del papato altomedievale.
Stefano Manganaro