Roisin Cossar: Clerical Households in Late Medieval Italy (= I Tatti Studies in Italian Renaissance History), Cambridge, MA / London: Harvard University Press 2017, 240 S., ISBN 978-0-674-97189-9, GBP 39,95
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Con questo nuovo volume Roisin Cossar intende offrire una differente prospettiva alla storia della Chiesa dell'Italia settentrionale del tardo Medioevo prendendo in esame l'esperienza vissuta dai chierici all'interno delle loro famiglie e come gli stessi si adeguarono ai tentativi e alle aspettative di riforma della propria vita domestica.
Diversamente dall'approccio della maggior parte degli storici che, sulla questione, hanno come esclusivo punto di riferimento le fonti normative, Cossar dedica molta attenzione ai documenti notarili presenti negli archivi di diverse città dell'Italia settentrionale, tra cui Venezia (in misura maggiore, anche con riferimento alla terraferma), Bergamo, Padova, Treviso, Udine, oltre ad alcuni confronti con Ivrea, Como e Ferrara. In particolare, analizza le disposizioni dei legati testamentari e gli inventari, non tanto come riproduzioni speculari della realtà ma come risultato di adattamenti operati dai notai, chiamati talvolta ad intervenire per modificare, attenuare o eliminare alcuni aspetti delle esperienze di vita vissute dai chierici, mediante studiate scelte linguistiche. Attraverso i documenti d'archivio vengono, dunque, ricostruite le aspettative e le esperienze dei chierici e delle loro famiglie, in una prospettiva di studio che, per certi versi, guarda come modello alle ricerche di Robert Brentano.
Anzitutto, il volume mette in evidenzia come la composizione della famiglia clericale divenne oggetto di preoccupata attenzione da parte delle autorità ecclesiastiche a partire dall'XI secolo, quando la vita morale del clero venne identificata con uno degli obiettivi principali del movimento di riforma della Chiesa. Prima di allora si registrava una maggiore tolleranza verso la presenza di donne all'interno delle famiglie dei chierici, fossero esse partner spirituali, dette anche agapetae o subintroductae, concubine o mogli. Fu, infatti, a seguito delle decisioni assunte nei primi due Concili Lateranensi che si manifestò la chiara intenzione di attuare una completa separazione tra clero e laici, anche attraverso la proibizione per preti, diaconi e suddiaconi di condividere le proprie abitazioni con donne. Da quel momento, riprendendo un'espressione di James Brundage, il matrimonio del clero venne ritenuto una sorta di "crimine canonico". Non mancò, tuttavia, qualche resistenza da parte dei chierici e di alcuni teologi, come, tra gli altri, l'inglese Tommaso di Chobham, il quale, argomentando contro l'imposizione del celibato clericale, affermava che il matrimonio non essendo stato proibito da Dio non avrebbe dovuto essere vietato.
Con il IV Concilio Lateranense il papato cercò, altresì, di esercitare un maggior controllo sull'istituto del matrimonio introducendo l'idea dello stesso non solo come legame sociale che unisce i membri di due famiglie e le loro proprietà, ma anche spirituale tra due anime. Ciò nonostante è opinione comune degli storici che i laici non abbiano mai completamente recepito tale idea, tant'è che il divario tra la teoria e la prassi mostra come la cultura del Medioevo sia stata caratterizzata da un senso generale e crescente di disconnessione tra coloro che cercavano di regolare gli istituti sociali e quelli che erano direttamente toccati da simili tentativi.
Una sezione del libro esamina per l'appunto i collegamenti tra la chiesa e la società laica: per comprendere le dinamiche delle famiglie clericali è importante conoscere anche la storia di quella laica. D'altra parte, in molti casi, i religiosi del tardo Medioevo somigliavano ai loro contemporanei laici in quanto avevano rapporti con donne e figli, e si assumevano la responsabilità di gestire le proprie famiglie, pur con qualche differenza tra clero urbano e clero rurale dovuto, almeno in parte, a un diverso grado di tolleranza delle situazioni.
Cossar dipinge pertanto un articolato ritratto della vita quotidiana della famiglia clericale e traccia le fasi del suo sviluppo, dando l'idea di un gruppo dinamico comprendente persone di sesso femminile, oltre a bambini, parenti (genitori o fratelli), apprendisti chierici e, soprattutto a Venezia, schiavi. Dal canto loro, i preti si assunsero con il tempo il ruolo di patriarchi (paterfamilias) e esercitarono la propria autorità (patria potestas) nei confronti dei membri delle proprie famiglie, anche se tali responsabilità erano legalmente vietate. Non solo, in qualità di padri, essi cercavano di garantire un futuro ai propri figli utilizzando, oltre all'aiuto dei notai, le conoscenze giuridiche al fine di proteggerli nei confronti di una Chiesa che si schierò contro tali accordi privati e cercò attivamente di contrastarli.
Guardando pertanto al di là della retorica della riforma, Cossar intende presentare il lato umano della famiglia clericale e riscrivere la storia delle donne le quali, talvolta, contrariamente dalla posizione generale degli storici che le ritiene un elemento secondario nell'ambito del più ampio problema della disciplina clericale, si rivelano figure centrali, anche vulnerabili, all'interno delle stesse famiglie e delle comunità. Si propone, quindi, di recuperare i mondi intimi dei chierici dell'Italia tardomedievale e dei loro familiari sulla scorta di alcuni recenti filoni di indagine storiografica, ossia di fare emergere l'intimità di quei legami che caratterizzava la famiglia clericale, non solo gli aspetti legati alla sessualità. Attraverso il concetto di intimità è possibile restituire un quadro più completo delle articolate situazioni domestiche vissute da quegli uomini e quelle donne, anche nella condivisione delle semplici esperienze quotidiane, come l'occuparsi delle faccende domestiche.
Alla luce degli esempi proposti, le famiglie clericali dell'Italia tardo medievale paiono confutare il giudizio di lunga data circa la corruzione del clero dell'epoca, le vite licenziose e il mancato mantenimento degli obblighi sacerdotali. Anzi, tale giudizio potrebbe essere la ragione per cui pochi studi hanno cercato di esplorare l'impegno clericale in relazione alle riforme introdotte dalle autorità ecclesiastiche. Di conseguenza, studiare la risposta dei chierici alla regolamentazione della loro vita morale e domestica ridefinisce le loro azioni verso le proprie famiglie come pragmatiche piuttosto che corrotte. Sulla base dell'esame di diversi territori, Cossar giunge, quindi, alla conclusione che, ricercando accordi che rispondessero alle proprie particolari esigenze e consentissero loro di adempiere ai propri impegni nei confronti dello loro chiese e delle loro comunità, i chierici hanno permesso alla Chiesa dell'Italia settentrionale di mantenersi attraverso le sfide economiche, sociali e politiche del tardo Medioevo.
In conclusione, un volume interessante, quello di Roisin Cossar, frutto di ampie ricerche utilizzando diverse tipologie di fonti archivistiche poste in rapporto con la storiografia, capace di indagare e descrivere molti aspetti della vita delle famiglie clericali e in grado di aprire nuove prospettive, anche nell'approccio metodologico, sulla storia sociale ed ecclesiastica dell'Italia settentrionale (ma non solo) del XIV secolo e dei decenni successivi.
Gianmarco Cossandi