Yannick Veyrenche: Chanoines réguliers et sociétés méridionales. L'abbaye de Saint-Ruf et ses prieurés dans le sud-est de la France (XIe-XIVe siècle) (= Bibliotheca Victorina; XXV), Turnhout: Brepols 2017, 1060 S., 22 Kt., 8 s/w-Abb., 17 Tbl., ISBN 978-2-503-55285-9, EUR 160,00
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Negli ultimi decenni le ricerche sui canonici regolari hanno recuperato il terreno che in precedenza era stato perduto, storiograficamente parlando, a vantaggio dei monaci. È stato così ridato il giusto spessore a esperienze che ebbero sicuramente un gran peso nel movimento che portò alla riforma della Chiesa tra XI e XII secolo. Il robusto volume (1060 pagine) di Yannick Veyrenche, nato da una tesi di dottorato condotta sotto la guida di Nicole Bériou, prende in attento esame l'abbazia di Saint-Ruf, uno dei nuclei a partire dai quali tale riforma poté svilupparsi nella valle del Rodano e nella Francia meridionale.
Il volume si compone di tre parti, disposte cronologicamente, e di un'appendice. Nella trattazione si tiene conto delle trasformazioni della canonica senza perdere di vista né la più generale evoluzione delle istituzioni ecclesiastiche, né le relazioni tra l'abbazia e la società della Francia meridionale (questo è peraltro uno degli intenti dell'autore, dichiarato fin dal titolo).
La prima parte si occupa delle origini della comunità canonicale, che nacque nel 1039 nella chiesa di Saint-Ruf presso Avignone. Se ne esaminano l'ispirazione (mettendo in luce i fondamenti evangelici dello stile di vita che sarà poi chiamato "regola agostiniana") e l'organizzazione, rivolta prima di tutto a far sì che il clero si mettesse al servizio delle anime dei fedeli. I canonici regolari appaiono dunque come il risultato della volontà di riattualizzare l'esempio della Chiesa primitiva: una dinamica che nella storia si riproporrà poi più volte. In questa parte del lavoro si guarda anche alla capacità di Saint-Ruf di interagire con altri movimenti di riforma e di condizionarli.
La seconda parte ha il suo fulcro nel trasferimento della canonica a Valence, avvenuta nel 1158 (e non nel 1058, com'è scritto erroneamente - due volte! - a p. 16 e a p. 33). La comunità canonicale si spostò dunque in una città posta ancora nella valle del Rodano, ma ben 120 km più a nord; ciò comportò anche un cambiamento di diocesi e di provincia ecclesiastica, cosa giudicata del tutto eccezionale (257). Il trasferimento viene spiegato da Veyrenche a partire dalle dinamiche che richiedevano di collocare il baricentro della canonica più a nord. Tali dinamiche potevano anche avere un contenuto politico: si menziona il ruolo dei conti di Barcellona (si tratti di aree nelle quali il re di Francia non imporrà il suo potere prima del Duecento). A partire dalla metà del XII secolo si ha anche un significativo aumento della documentazione disponibile, per cui in questo settore si dà ampio spazio pure alla storia dei priorati che dipendevano da Saint-Ruf e che costituivano altrettanti poli di riforma per le istituzioni ecclesiastiche di base.
Nella terza parte ci si occupa della fase di stabilizzazione, tra il XIII e la metà del XIV secolo. Nel periodo in cui altre congregazioni canonicali entravano in crisi o sparivano, Saint-Ruf riuscì invece a consolidare il proprio ruolo. La documentazione permette ora di studiare in modo meno approssimativo la provenienza geografica, l'origine sociale e i percorsi di formazione dei canonici e di entrare nel dettaglio delle questioni economiche e amministrative. Il punto d'arrivo della ricerca è il 1362, anno in cui fu eletto papa Urbano V, fratello di Anglico de Grimoard, che in quel momento era canonico di Saint-Ruf. Anglico ebbe dal fratello pontefice l'episcopato di Avignone e un titolo cardinalizio: i favori che si riversarono sulla congregazione aprirono una fase nuova, che comportò anche una decisa crescita dell'influsso papale (secondo una dinamica che peraltro aveva avuto inizio già nei decenni precedenti). Ciò permette a Veyrenche di concludere a questo punto il suo lavoro; la storia di Saint-Ruf peraltro sarebbe terminata solo nel XVIII secolo.
Nell'appendice si trovano gli statuti trecenteschi, alcune liti dell'inizio del XII secolo con i canonici della cattedrale di Avignone, atti tratti dal cartulario dell'abbazia, regesti di documentazione riguardante singoli priorati; c'è un elenco dei luoghi di culto controllati da Saint-Ruf e, soprattutto, le schede biografiche di abati e canonici per l'arco cronologico che va dal 1250 al 1362 (329 nomi).
Non si può certo dire che l'abbazia di Saint-Ruf e la sua articolata congregazione fossero sconosciute alla storiografia. Finora però erano stato studiate, più che in se stesse, per trarne informazioni su altri ambiti di ricerca e in particolare in quanto vivai di prelati destinati a luminosa carriera (furono priori di Saint-Ruf Anastasio IV, papa dal 1153 al 1154, e Adriano IV, papa dal 1154 al 1159). Veyrenche conduce la sua ricerca con precisione, prendendo in esame tutte le fonti disponibili (vi è anche un'attenta analisi dei destini degli archivi dell'abbazia e dei priorati dipendenti). Lo studio segue un metodo consolidato, ma quel che ne risulta non è solo il profilo storico dell'istituzione. Chanoines réguliers et sociétés méridionales fornisce infatti un'immagine tridimensionale della realtà in oggetto, nella sua articolazione e nei suoi rapporti con le forze ecclesiali, politiche e sociali delle diverse epoche. Il volume può dunque essere accostato ad altri della stessa collana, nata proprio con l'intento di studiare i canonici regolari, e a ricerche simili che in collane come "Germania Sacra" e "Vita Regularis" si sono occupate di altre fondazioni e congregazioni canonicali. Sarà utile anche al di fuori dello spazio geografico menzionato nel titolo.
Emanuele Curzel