Yorric Schleef / Natacha Helas: Cartulaire de l'abbaye de Saint-Pierremont (1095-1297). Édition d'après le manuscrit de la Bibliothèque nationale de France, nouvelles acquisitions latines, 1608 (= ARTEM. Atelier de recherche sur les textes médiévaux; Vol. 25), Turnhout: Brepols 2018, 375 S., 2 s/w-Abb., ISBN 978-2-503-58084-5, EUR 85,00
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Noëlle Deflou-Leca / François Demotz: Établissements monastiques et canoniaux dans les Alpes du Nord. Ve-XVe siècle, Rennes: Presses Universitaires de Rennes 2020
Paolo Rosso: Negli stalli del coro. I canonici del capitolo cattedrale di Torino (secoli XI - XV), Bologna: il Mulino 2014
Marie-Madeleine de Cevins / Caroline Galland: Le salut par procuration. Jalons pour une histoire des confraternités ou affiliations régulières, Rennes: Presses Universitaires de Rennes 2023
La canonica regolare di Saint-Pierremont nacque a nord-ovest di Metz per opera di due chierici, Leubricus e Guacelinus, che ottennero nel 1095 da Matilde di Tuscia, figlia di Beatrice di Lorena e signora di Briey, il "locus qui dicitur Standalmont" per poter "communis et canonica vita ducere"; il nesso tra tale iniziativa e la lotta per la riforma della Chiesa venne reso ancora più esplicito dal fatto che fu papa Pasquale II, nel 1102, a dare alla canonica il nome di Sancti Petri mons. Nel 2010 Yoric Schleef ha conseguito il dottorato di ricerca presso l'Università di Metz con una tesi dedicata a Saint-Pierremont, potendosi servire anche del ms. nal 1608 della Bibliothèque nationale de France (la tesi è disponibile sul web). Il livre foncier (l'urbario) dell'abbazia, riportato nelle cc. 61-101 di tale manoscritto, è stato pubblicato nel 2013 nella collana "Documents inédits sur l'histoire de France"; nel 2018 è stato il turno del cartulario (cc. 2-54), la cui trascrizione era stata realizzata già nel 2000 da Schleef insieme a Natacha Helas.
Il volume si apre con un'agile introduzione sulla storia dell'abbazia tra la fine dell'XI secolo e l'inizio del XIV (10-13); segue la descrizione del manoscritto e in particolare della sua prima parte (14-24). Rapido fu l'accrescimento del patrimonio abbaziale negli anni che seguirono la fondazione; vennero acquisite proprietà fondiarie poste soprattutto negli immediati dintorni. Il lettore avrebbe anzi gradito qualche cartina in più (ce n'è solo una, molto schematica, a p. 9) per poter meglio comprendere la posizione dell'abbazia nel territorio. Nella seconda metà del Duecento Saint-Pierremont visse una stagione di difficoltà economiche: in tale contesto l'abate Jacobus, tra il 1292 e il 1297, redasse il cartulario (del testo esistono anzi due testimoni, uno redatto per fini di consultazione e l'altro per fini di conservazione: è questo secondo che viene considerata base dell'edizione). Nell'introduzione mancano purtroppo riferimenti alla storia archivistica e ai motivi che hanno portato il manoscritto nella Bibliothèque Nationale de France; è verosimile che tale tema sia stato ampiamente trattato nelle altre pubblicazioni.
La parte centrale e più cospicua del volume è occupata dall'edizione dei documenti (35-253), nell'ordine in cui compaiono nel cartulario, il quale si apre con un indice che ne riporta l'elenco (peccato che proprio in apertura, 36, si trovino due errori di battitura - "Privielgium" per Privilegium e "adovcati" per advocati - in un volume che per il resto sembra redatto in modo piuttosto accurato). I 252 documenti furono suddivisi dall'abate in sei sezioni: le carte di fondazione, le bolle pontificie, le "carte veteres cum cyrografis" (carte e notitiae di donazione, molte delle quali non datate), le "antique littere sigillate" (con documenti delle autorità ecclesiastiche), la documentazione dell'epoca degli abati Nicolas e Garnier (1218-1283) e infine quella dell'abate Giacomo (dopo il 1283). Spiace che non si sia voluto dare, dal punto di vista grafico, un maggiore rilievo alle aperture di sezione, con il risultato che alcune (in particolare 76, 188) si notano davvero poco. Dei 252 documenti, 127 sono in latino e 125 in francese; il primo in francese è del 1231, e la lingua volgare diventa nettamente prevalente dopo la metà del XIII secolo. Schleef e Helas hanno rinunciato a pubblicare altri 21 documenti che furono poi inseriti in seguito all'interno del codice tra il 1302 e il 1530, negli spazi lasciati bianchi dopo la prima fase (20): viene così presentata la situazione esistente al momento della costituzione del cartulario, a fine Duecento, ma si perde la possibilità di comprendere come il manoscritto fu usato in seguito.
Dopo l'edizione del cartulario si trova l'elenco dei documenti in ordine cronologico (257-263) e l'edizione dei 35 dei quali disponiamo di testimoni su pergamena sciolta (267-291). Si tratta di un'appendice utile per la storia archivistica e diplomatistica, ma ci si chiede se non si sarebbe potuto invece, più semplicemente, dar conto delle varianti significative in calce all'edizione dei documenti del cartulario (peraltro, i curatori danno indicazioni sulle posizioni archivistiche di tutti i testimoni e sulle edizioni già esistenti proprio nelle premesse all'edizione dei documenti del cartulario). Il lettore è così costretto a fare autonomamente controlli e verifiche. Per fare un esempio, il testimone del doc. 19 presente nel cartulario cita le località Temerevilla, Lixieres e Moieuvre (69), che nell'originale su pergamena sono invece denominate Tumerevilla, Lixeires e Moiuevre (272).
Chiudono il volume un accurato Index nominorum et locorum (297-351) e un Glossaire che in realtà è un indice delle cose notevoli dotato di note esplicative.
Il volume è utile per la conoscenza della storia del movimento canonicale e del suo radicamento patrimoniale tra XII e XIII secolo; interesserà in modo particolare coloro che studiano la storia economica e sociale dell'area.
Emanuele Curzel