Marie-Madeleine de Cevins / Caroline Galland: Le salut par procuration. Jalons pour une histoire des confraternités ou affiliations régulières (= Collection "Histoire"), Rennes: Presses Universitaires de Rennes 2023, 367 S., ISBN 978-2-7535-9361-9, EUR 26,00
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Le salut par procuration affronta un tema non ignoto a chi si occupa della storia degli ordini religiosi o più in generale di storia dell'appartenenza cristiana: l'esistenza di legami spirituali tra monaci appartenenti a monasteri diversi, o persino a ordini diversi, e le pratiche di affratellamento/affiliazione tra religiosi e laici. Nell'orizzonte di fede dato, i secondi non potevano che desiderare di beneficiare dei meriti spirituali conquistati nella vita terrena dai primi, così da conseguire nell'aldilà la salvezza - come dice il titolo - "per procura".
Per quanto il vocabolario fosse quello, generico, dei rapporti familiari, si tratta di qualcosa che va distinto dal riferimento alla comune figliolanza divina, e che non va confuso con altre forme di associazione religiosa diffuse soprattutto tra secondo medioevo ed età moderna: il volume non parla infatti delle confraternite laicali che si davano un obiettivo caritativo o devozionale e che si riunivano periodicamente a tale scopo; né dei terz'ordini, che spesso costituivano l'esito dell'impegno dei monaci e soprattutto dei frati per disciplinare la vita religiosa dei laici. L'affratellamento e l'affiliazione erano invece l'esito di scelte particolari attuate da monaci benedettini, canonici regolari, canonici secolari, ordini mendicanti, fondazioni ospedaliere e ordini militari: più il risultato di pratiche che l'esito di riflessioni teoriche (il diritto canonico non se ne occupò). È possibile rilevarne l'esistenza in un ampio arco cronologico (dal VIII secolo dell'era cristiana in poi).
Il volume si articola in 18 saggi (più l'introduzione della curatrice, docente di storia medievale a Rennes, e le conclusioni di Catherine Vincent e Frédéric Meyer) divisi in tre sezioni tematiche.
La prima - dedicata alle origini, al significato pastorale e alle forme dell'affratellamento (confraternité) - è quella più interessante in termini generali, con cinque saggi su sei dedicati al medioevo.
La seconda è dedicata all'affratellamento come strumento al servizio dei/lle religiosi/e, con saggi che guardano all'esperienza di monasteri o ordini che lo usarono per legare a sé altri religiosi - magari per aggirare le norme benedettine sulla stabilitas - o laici.
La terza sezione sposta l'ottica sui benefattori che ottenevano l'affiliazione: si guarda soprattutto all'epoca moderna e si giunge, nel saggio di dedicato da Claire Rousseau ai Predicatori, all'attualità. La bibliografia è unica ma i singoli saggi riportano, al termine alle rispettive conclusioni, le fonti edite e inedite utilizzate; vi sono gli indici dei nomi e dei luoghi.
Le salut par procuration si colloca all'interno del grande filone di ricerca che da qualche decennio si occupa degli "scambi immateriali" e della memoria come componente delle relazioni tra gli esseri umani; l'introduzione della curatrice è efficace nel ricordare gli studi su questi temi. Per quanto di taglio piuttosto diversificato quanto a cronologia, oggetto e metodo, i saggi esemplificano efficacemente i molti possibili approcci, e forniscono a chi incontrerà casi di affratellamento/affiliazione buone chiavi interpretative (introduzione e conclusione sono lucide ed efficaci), nonché utili possibilità di confronto, a maggior ragione considerando l'ampiezza dell'arco cronologico preso in esame e la varietà delle esperienze religiose considerate.
Nel XI-XII secolo gli affratellamenti erano un'arma potente nell'unire i monasteri e nel mobilitare i laici al servizio della riforma (ne parla in particolare Daniel Pichot); nel tardo medioevo le affiliazioni potevano invece costituire un complemento o, talvolta, un'alternativa rispetto alle altre forme di "mercato del sacro" (si segnalano in particolare i saggi di Marie-Madeleine de Cevins e Robert N. Swanson); in età moderna si trattava di forme di partecipazione al prestigio della vita religiosa anche da parte di persone che vivevano al di fuori delle mura del convento (lo sottolinea in particolare il saggio di Régis Bertrand sui Certosini e quello di Nicolas Guyard sulla badessa Laurence de Bellefonds), pur dovendosi notare un décalage sia sul piano dei numeri sia sul piano della capacità di incidere nelle logiche complessive della vita sociale (questa è l'impressione che si ricava dai saggi di Pierre Moracchini sui Cappuccini, di Bertrand Marceau sui Cistercensi, di Marie-Élisabeth Henneau sulle Annunziate turchine¸ di Caroline Galland sulla Clarisse, di François-Xavier Carlotti sull'Oratorio); non è un caso che gli eruditi benedettini sei settecenteschi studiati da Daniel-Odon Hurel abbiano dedicato più attenzione alla storia medievale dei loro monasteri che alla propria epoca. Le affiliazioni di età contemporanea sembrano così solo un'onorificenza concessa agli sponsor (così Vincent e Meyer nella conclusione). Si deve peraltro aggiungere che lo scenario geografico di cui ci si occupa nel volume è limitato sostanzialmente alla Francia, con qualche puntata verso l'Inghilterra (il saggio di Robert N. Swanson) e la Germania; mancano completamente, anche a livello bibliografico, la penisola iberica e l'Italia (di Giovanni da Capistrano si parla solo per le lettere che inviò nel corso della sua missione in terra tedesca).
Il giudizio complessivo sul volume è molto positivo, ma alla fine il lettore si pone una domanda. Le ulteriori ricerche che molti saggi auspicano, talvolta con notevole slancio retorico, difficilmente potrebbero modificare nella sostanza il quadro che viene delineato. Più che ampliare la casistica, non si dovrebbe piuttosto riflettere maggiormente sulle critiche che furono rivolte a tali pratiche? Certamente ve ne furono: se ne parla nel saggio di Sophie Delmas sulle fonti pastorali, dove è dato spazio alla predicazione di Wyclif (89-94), e a suo modo anche nel racconto della beffarda affiliazione conseguita da Voltaire (ne parla Moracchini, 114-117). È probabile che nella polemica protestante e riformata nei confronti della pratica delle indulgenze si possano trovare materiali per comprendere come e perché una parte importante del mondo cristiano abbia abbandonato l'"affratellamento" già nel XVI secolo, senza che vi fossero reazioni significative da parte dei contemporanei (lo ricorda Swanson in riferimento all'Inghilterra, 69). Nel momento in cui venivano radicalmente ridiscussi il significato della ministerialità ecclesiastica e il rapporto tra esistenza quotidiana e impegno religioso, era inevitabile che le esperienze di affratellamento/affiliazione venissero travolte; la pratica, abbandonata in campo protestante, fu ridimensionata anche in campo cattolico; e non si può negare che oggi la questione appaia del tutto residuale.
Emanuele Curzel